Quello che dicono i lettori...

Un romanzo originale e appassionante, pieno di suspence e colpi di scena che tengono il lettore legato alle pagine dall’inizio fino alla fine.
E’ un viaggio affascinante in un altro tempo in cui si incontrano famosi personaggi descritti come se li incontrassimo oggi nel loro quotidiano, nelle loro debolezze e vanità: da Botticelli (mentre elabora e perfeziona i suoi quadri) alla sua modella Simonetta Cattaneo Vespucci, da Lorenzo e Giuliano de’Medici a Federico da Montefeltro, le loro corti e i loro cortigiani uno ad uno.Quello che mi è piaciuto di più riguarda la descrizione del Palazzo ducale di Urbino e la spiegazione della costruzione della cupola di Firenze attraverso il dialogo inventato tra la protagonista e Leon Battista Alberti. All’inizio si stenta a seguire il complesso filo delle congiure, ma poi tutto si dipana e sembra di essere lì.

Gino Fienga

Il romanzo è interessante sia dal punto di vista storiografico che da quello dell’avventura. L’autore ci descrive in modo minuzioso cose che non avremmo mai immaginato come le trame che precedettero la congiura dei pazzi a Firenze. I numerosi dialoghi fra i personaggi sono scritti in “volgare” che sembra scaturire spontaneamente dalla penna dello scrittore. Il finale un po’ frettoloso lascia il lettore un po’ sconcertato perché si vorrebbe ro conoscere altri dettagli della vicenda.

Giuseppe Endemini

La storia

Una figura misteriosa apprende da Violante, sorella di Federico da Montefeltro, le rivelazioni che il Duca di Urbino le fece in quei giorni di agonia del 1482 a Ferrara, durante la cosiddetta guerra del sale, nell’intreccio del suo destino con quello di Lorenzo il Magnifico, svelandoci i reali accadimenti della notte tra il 22 e il 23 luglio 1444 e del 26 aprile 1478 e oltre: Federico ebbe parte nell’uccisione del fratello Oddantonio e nella Congiura dei Pazzi?

Il prof. Richard Green, sostenitore convinto di una lettura “diversa” di Shake-Speare, approdato in una magica Urbino, orienta le vele nel vento di una donna d’altri tempi che diverrà il centro della sua vita e lo coinvolgerà nella scoperta di una misteriosa lettera, d’un antico segreto dei Montefeltro e dei retroscena di due congiure dell’epoca che vedono coinvolti illustri personaggi, da Giuliano a Lorenzo de’ Medici, da Botticelli alla sua stessa modella: tutti hanno un lato nascosto, nessuno è come appare: “nel delirio mescolava le sue verità con le ragioni e le scuse come si mettono le uova nel brodetto con la casciotta e ‘l pane”: non a caso il Padre del protagonista afferma che c’è sempre nascosta una verità diversa sotto quella apparente.

L’Autore ci porterà per mano a scoprire i segreti di Urbino e di Firenze antiche e moderne e dei capolavori rinascimentali più famosi del mondo.

Leggi le prime pagine

Il lettore non si faccia intimidire dalla struttura del primo capitolo, spiegato nell’ultimo.
A differenza di quei testi in cui gli eventi storici vengono romanzati, qui si è scelto di tenere ben distinta nel romanzo la Storia (là dove essa è accertata e documentata) dalla fantasia atta a divertire, a creare suggestione, ad assecondare le dicerie collettive sino ad avvallarle: è provato e quindi è fatto storico che Simonetta Cattaneo Vespucci, femme fatale dell’epoca, modella di Botticelli, morta a ventitré anni il 26.4.1476, sia vissuta realmente, ma essendo ritenuta bella “senza pari”, subito le dicerie la vollero amante di questo e di quello, del che non v’è alcun supporto se non labile ed indiziario.
I più rilevanti eventi storici narrati sono la famosa congiura dei Pazzi del 26.4.1478, in cui Giuliano de’ Medici rimane ucciso e ferito il fratello Lorenzo, e quella meno famosa che portò all’uccisione di Oddantonio, Duca di Urbino, il 22.7.1444. Su tale omicidio si è detto tanto (si vedano ad esempio i “Commentarii” di papa Pio II, Enea Silvio Piccolomini) ma non abbiamo certezze.
Federico, fratellastro di Oddantonio, sarebbe subentrato il giorno dopo, il che lascia pensare alla premeditazione. Ma la data non è certa. Poi, egli fu chiamato subito dal vescovo d’Althan ed era a Pesaro, cioè ad appena una trentina di chilometri. Vero è che i 21 capitoli di accordo tra Federico e gli urbinati furono subito pronti, ma tra i congiurati -oltre a Serafino dei Serafini (il più noto, che ha dato nome alla congiura, medico urbinate “offeso nell’onore” per via della violenza sulla moglie) e a Piero da Fabriano, Cristofano della Massa, Bartolomeo di Mastro Andrea Antonio di Paolo da Petralta e Piero Antonio de Mess- vi era Pierantonio Paltroni, il cancelliere di Oddantonio, che ben poteva avere maturato e predisposto già da tempo il documento, che poneva rimedio alla mala gestio del secondo duca di Urbino e amnistiava i colpevoli. Oppure erano appena abbozzati e poi stilati in forma definitiva successivamente.
L’ambientazione del romanzo è senza riferimenti a cose, persone o fatti contemporanei veramente accaduti: coloro che trovassero somiglianze, sappiano che si tratta di pura coincidenza. I luoghi sono reali, escluso Menziago, una sorta di mia Macondo personale. Ogni riferimento storico, accenno ad eventi o allusione ad altri scritti trova spiegazione nelle note. Per la congiura fiorentina mi sono attenuto abbastanza fedelmente al vero nella descrizione di Machiavelli, pur con gli adattamenti necessari al racconto di fantasia; i dialoghi sono inventati e così tutto il versante che riguarda Aura e, ovviamente, tutta la parte che si svolge attualmente.
Per ragioni narrative, poi, ho adattato e a volte anticipato gli avvenimenti, come nell’episodio della scritta scherzosa “Dov’è Frate Martino? È scappato. E dov’è andato? È fuor dalla Porta al Prato” inserita nel quadro su “Sant’Agostino nello studio” nella chiesa di Ognissanti, che è reale, ma il murale -commissionato al Botticelli dai Vespucci- è posteriore alla congiura del 1478, in quanto il dipinto viene datato 1480; o come l’incontro con l’architetto Leon Battista Alberti, in realtà deceduto sei anni prima, nel 1472, od ancora -sempre ad esempio- “Il principe” di Machiavelli è un trattato di dottrina politica scritto nel 1513 e quindi non può essere stato citato da Federico da Montefeltro nel 1492 come invece avviene nell’incipit.

La malaria mietè molte vittime all’epoca. Il Duca Federico, che a differenza di quanto raccontato in questo romanzo ne morì senza proferire parola soverchiato da varie preoccupazioni, dai destini di Urbino e di suo figlio Guidobaldo di 10 anni, all’esito della c.d. “guerra del sale”. Roberto Malatesta, capitano dell’esercito pontificio e acerrimo rivale del Montefeltro, era a sua volta morto di malaria a poche ore di distanza da Federico, senza che questi lo sapesse. Sempre di malaria perì il Colleoni, a Molinella, in provincia di Bologna, dove contro Federico si svolse la battaglia descritta nel racconto.

La Storia è fatta anche di continue ripetizioni e di eventi provocati dai medesimi ed eterni impulsi naturali, tra i quali primeggiano certamente il classico eros e thanatos, ma anche gelosia e follia, e soprattutto invidia, di cui la diffamazione e la calunnia sono alcune delle possibili conseguenze.
Non a caso sul caminetto a casa di Laura campeggia una riproduzione de “La Calunnia” di Botticelli, in cui tra l’altro la Verità personificata è praticamente identica -come fattezze e come postura- alla Venere del medesimo pittore.
Il punto comune tra le varie storie che corrono parallele in questo romanzo storico è proprio questo: l’Uomo non cambia, è sempre uguale a se stesso da millenni, così come le dinamiche che ne incrociano i destini, i corsi e ricorsi storici di Vico.
E così ogni Padre elargisce inascoltati consigli; ogni generazione ha le sue filastrocche (a proposito, William Shakespeare ne sentiva una da bambino che diceva: “Pillycock Pillycock sedeva sul colle. O se n’è andato o è ancora più folle”); le persone dabbene possono rivelare lati oscuri; lo scetticismo dei sentimenti; l’amore come mera chimica; il complesso di Edipo; le colpe degli avi che ricadono sui figli; il rancore e il tradimento che colpisce tutti, siano gli amici e alleati (si pensi ad esempio a Giulio Cesare, a Pompeo, a Cesare Borgia) siano i parenti anche stretti (Laura fatica ad usare la parola “madre”).
Poi, l’inganno.
Non solo Shakespeare tratta l’argomento in tutte le sue opere, ma lui stesso può darsi non sia il vero autore di esse. Forse è questo il più grande inganno della Storia.
Il trucco è ovunque e sempre, anche nel quotidiano: Green vince il concorso universitario solo per alcune coincidenze, altrimenti il predestinato avrebbe sicuramente prevalso; il suo collega più anziano cerca di distrarlo mentre sta giocando a golf; zia Meri per potersi tenere tutti i gioielli della cognata defunta dichiara che le sue ultime volontà erano di essere sepolta con essi.
Infine, il conflitto tra fratelli: un classico da Caino e Abele ad oggi.
Emblematica la copertina, in cui Federico da Montefeltro appare di fronte e non di profilo come di consueto, a mostrare la parte di volto deturpata anche simbolicamente; non a caso, il soprannome datogli dai contemporanei era Caino, nonostante storicamente non sia chiaro se nell’uccisione del fratellastro Oddantonio ci sia o meno lo zampino di colui che diventerà il terzo Duca d’Urbino.

l'Autore

Cesare Albini

Cesare Albini, avvocato del Foro di Bologna, cultore di archeologia e di Storia antica dalla fondazione di Roma al sacco di Roma del 1527, appassionato di romanzi storici, originario di Urbino, vive in campagna sul percorso da Bologna a Firenze un tempo chiamato via Francigena.

Questo è il suo primo libro non giuridico, di cui si attende il sequel.

© Copyright 2020 Tutti i diritti riservati - ISBN 9798623309648 - Questa è un’opera di fantasia, scaturita unicamente dalla penna e dalla creatività dell’autore, che ne è l’unico artefice. Ogni riferimento, diretto o indiretto, a fatti e persone contemporanee reali, viventi o recentemente vissute, è quindi da ritenersi puramente casuale. Book Landing Page | Sviluppato da Rara Theme. Powered by WordPress.