Le precedenti sono state più di veloci “pillole”; ho voluto dilungarmi un poco per gettare uno sguardo più generale sul mondo medievale e fornire così gli elementi per comprendere in futuro gli eventi successivi man mano che saranno riportati, nonchè i rapporti tra i signori di Urbino e i regnanti vicini e lontani, i papi, i sultani, i re e gli imperatori, fino alla fine del ducato. E consentire di comprendere come da ghibellini i Montefeltro divengano sostenitori del papato e anche le ragioni di certe scelte fatte all’epoca, che prima facie possono apparire discutibili, come ad esempio (dico la prima che mi viene in mente) perchè Federico III, secondo duca di Urbino (quello dal naso mozzo e il cappello rosso; quello sempre di profilo nei quadri, per intenderci, nato a Gubbio nel 1422 e morto di malaria a Ferrara nel 1482, il più famoso in assoluto, non foss’altro perchè ha costruito il Palazzo Ducale di Urbino, sede della pinacoteca nazionale delle Marche) ha partecipato alla congiura dei Pazzi contro Lorenzo e Giuliano de’ Medici del 26 aprile 1478; o la ragione per la quale papa Martino V con bolla papale del 1424 legittimò lo stesso Federico quale figlio naturale di Guidantonio da Montefeltro; e tante altre circostanze.
Come nasce Antonio “da Montefeltro”.
Da “storia rinascimentale”: La dinastia nacque da un ramo della famiglia dei conti di Carpegna. Nel 1140 il territorio dei Signori di Carpegna venne suddiviso tra i pronipoti di Uldarico: Nolfo, Guido e Antonio. A Nolfo venne assegnata Carpegna, a Guido Pietrarubbia e ad Antonio il castello di Montecopiolo (secondo la descrizione della provincia di Romagna, redatta nel 1371 per ordine del cardinale Angelico, figurava fra i più ragguardevoli castelli del Montefeltro). Da questo momento Antonio assunse il cognome “di Montecopiolo” che mantenne fino al 1150, quando, trovandosi a Roma per aiutare il Barbarossa a sedare la rivolta scoppiata per la sua incoronazione, ottenne dall’imperatore Federico Barbarossa, per l’aiuto prestato, la signoria dell’odierna San Leo che all’epoca si chiamava Mons Feretrio (Montefeltro).
Il castello comitale dei Montefeltro.
Il conte Antonio di Montecopiolo spostò quindi la propria sede a San Leo e dal quel momento divenne di fatto Antonio “da Montefeltro”. Il trasferimento della sede a San Leo non cancellò i legami della famiglia con il castello di Montecopiolo che, durante il periodo di lotte tra i Montefeltro e i Malatesta o altri nemici, fu sempre il castello di vedetta e di difesa più temuto e infatti, tra i fortilizi dei Montefeltro, è uno dei pochi che non vennero mai conquistati e mantennero la loro inaccessibilità e oggi dagli storici è considerato a tutti gli effetti il “castello comitale” dei Montefeltro. Il primo personaggio di cui si tramandarono le gesta fu Montefeltrano I (1135-1202). Due dei suoi figli, Bonconte e Taddeo, furono ricordati come valorosi uomini d’armi.
L’imperatore Federico II e il feudo di Urbino.
La famiglia fu fedele all’imperatore del Sacro Romano Impero per tutta la prima metà del XIII secolo. Nel 1226 Bonconte I e Taddeo I ottennero dall’imperatore Federico II il feudo di Urbino. Nel 1247-48, periodo di crisi dei rapporti tra papato e impero, papa Innocenzo IV dichiarò nulle le investiture di Taddeo di Montefeltro su Urbino e scomunicò tutti i fedeli di Federico II nella contea. Ne nacque un conflitto armato in cui i ghibellini uscirono sconfitti. Quando anche Federico II riportò una disfatta (Parma, 18 febbraio 1248) Taddeo, insieme con i Malatesta e i signori di Carpegna, decisero di cambiare bandiera (aprile 1248). La defezione del 1248 segnò una frattura all’interno della famiglia Montefeltro: il ramo della famiglia con capostipite Taddeo abbracciò la parte guelfa; l’altro ramo della famiglia, costituito dai nipoti di Taddeo, tra cui Montefeltrano II e Ugolino, vescovo di San Leo, rimase invece fedele al campo ghibellino.