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Commenti

  1. romanzo storico, ma non solo. Molto ben scritto, storicamente preciso, una grande ricerca da parte dell’autore che arricchisce la lettura con molte note indispensabili se non si conosce la vicenda storica.
    Intrigante la parte romanzata. Piacevole, diverso, sorprendente, interessante…da leggere sicuramente. Suggerisco lo smartphone a portata di mano per visualizzare luoghi e personaggi, almeno, io faccio sempre così.
    Complimenti all’autore e grazie per la buona lettura.

    1. Gentilissimo, più di un lettore mi riferisce che le note sono troppe e su troppi temi, che allontanerebbero dalla storia principale. Già rispetto alla prima edizione, la seconda ne contiene meno e più sfoltite. Nel sequel saranno pochissime. L’intento è anche e soprattutto dar conto delle fonti.

  2. Un romanzo originale e appassionante, pieno di suspence e colpi di scena che tengono il lettore legato alle pagine dall’inizio fino alla fine.
    E’ un viaggio affascinante in un altro tempo in cui si incontrano famosi personaggi descritti come se li incontrassimo oggi nel loro quotidiano, nelle loro debolezze e vanità: da Botticelli (mentre elabora e perfeziona i suoi quadri) alla sua modella Simonetta Cattaneo Vespucci, da Lorenzo e Giuliano de’Medici a Federico da Montefeltro, le loro corti e i loro cortigiani uno ad uno.Quello che mi è piaciuto di più riguarda la descrizione del Palazzo ducale di Urbino e la spiegazione della costruzione della cupola di Firenze attraverso il dialogo inventato tra la protagonista e Leon Battista Alberti. All’inizio si stenta a seguire il complesso filo delle congiure, ma poi tutto si dipana e sembra di essere lì.

    1. Ringrazio della positiva recensione. La descrizione del Palazzo ducale di Urbino è svolta in termini fedeli e rigorosi per quanto mi è stato possibile; anche la costruzione della cupola di Firenze ha fonti ben precise dalle quali ho attinto senza alcun discostamento.

  3. Un libro a più livelli, leggibile come giallo, come romanzo o come storia pura. Nelle molte (forse troppe) note a piè di pagina vi sono spiegazioni, a mio modo di vedere interessanti, su aspetti storici molto dettagliati e sconosciuti

    1. Grazie. Nel sequel le note verranno limitate allo stretto necessario per dare chiarimenti o per precisare cosa è storia e cosa fantasia.

  4. Il romanzo è interessante sia dal punto di vista storiografico che da quello dell’avventura. L’autore ci descrive in modo minuzioso cose che non avremmo mai immaginato come le trame che precedettero la congiura dei pazzi a Firenze. I numerosi dialoghi fra i personaggi sono scritti in “volgare” che sembra scaturire spontaneamente dalla penna dello scrittore. Il finale un po’ frettoloso lascia il lettore un po’ sconcertato perché si vorrebbe ro conoscere altri dettagli della vicenda.

    1. Sono contento sia piaciuto. Le parole in “volgare” derivano da testi dell’epoca, i più importanti tra i quali del Vasari e del Machiavelli.

  5. Nel Segreto dei Montefeltro, Albini ci immerge nelle corti rinascimentali di Firenze e di Urbino ci porta a condividerne l’ambiente con i personaggi che hanno segnato questo meraviglioso e complicato periodo storico. Il linguaggio scelto, se in un primo momento può sembrare un po’ difficile, successivamente invece aiuta ad entrare a pieno nel mondo narrato, con Lorenzo, Giuliano e Sandro Botticelli e negli intrighi amorosi di questi con la bella Simonetta Cattaneo. Una delle cose che mi ha colpito di più è che –a differenza di quello che accade solitamente in un romanzo storico “puro” – i fatti realmente accaduti vengono tenuti annotati e ben distinti dalla parte fantasiosa descritta nel libro. Mi è piaciuto anche il passaggio continuo dal periodo cinquecentesco a quello contemporaneo, in un continuo richiamo tra ciò che in modo sempre uguale accadde nel passato e quello che accade nel presente.
    Pare quasi che l’Autore abbia solo apparentemente inteso raccontare un romanzo, usandolo in realtà per riportarci aspetti poco noti dell’arte, come quadri famosi come del Botticelli (la Calunnia, la Primavera e la Nascita di Venere) di Piero della Francesca (la Flagellazione) o gli aspetti tecnici della costruzione della cupola di S. Maria del Fiore a Firenze e del Palazzo Ducale di Urbino. Molto intrigante anche la teoria della vera provenienza delle opere di Shakespeare attraverso i dialoghi e gli studi del prof. Richard Green.
    Spero che presto venga pubblicato il seguito e conoscere così come da Aura di Urbino si dipani la discendenza sino alla Laura dei giorni nostri.

    1. Ringrazio del bel commento. Ho cercato di dare il senso dei comportamenti sempre uguali dell’Uomo. Nel dialogo tra Lorenzo il Magnifico e Marsilio Ficino, quando analizzano le Idi di marzo e le ragioni di ogni congiurato per uccidere Giulio Cesare (con implicito riferimento alla congiura dei Pazzi), Lorenzo commenta: “L’invidia, il rancore, sono eterni. E ‘l tempo non cambia, ricordi? Il tempo ritorna, le temps revient”

  6. A ME E’ PIACIUTO,IN QUESTO ROMANZO C’E’ TUTTO QUELLO CHE PUO’ INTERESSARE AD UN LETTORE.
    AMORI
    GELOSIE
    INVIDIE
    GIALLO
    CENNI E NOZIONI STORICHE SU ARTISTI E PERSONAGGI POLITICI DEL TEMPO
    LIETO FINE
    E DI SCUOTI-SCENE, SHAKE-SPEARE, SHAKESPEARE NON LO CONSIDERIAMO?
    L’ AVVOCATO ALBINI CON I SEGRETI DI MONTEFELTRO E’ RIUSCITO A CONIUGARE TUTTO QUESTO.

    1. Gentilissimo, finora la vicenda del protagonista studioso di Shakespeare era rimasto in secondo piano; anche a me la vita del Bardo affascina, perchè la paternità delle opere è da sempre messa in discussione. Di lui in realtà non si hanno documenti e tutto può essere riassunto con quanto scrisse nel ‘700 George Steevens: “Nacque a Stratford-upon-Avon, si fece là una famiglia, andò a Londra, fece l’attore e lo scrittore, tornò a Stratford, fece testamento e morì”. Grazie dell’interessamento e lieto che il romanzo sai piaciuto. Molti cordiali saluti. cfa

  7. Complimenti a Cesare Albini che ci offre una lettura diversa dell’invidia, quella positiva, anzi quella propositiva che Papa Sisto IV ha nutrito per la cupola del Brunelleschi. Se posso azzardare una sintesi l’autore ci induce e ci invita a riflettere, del resto ricorda rem teme, verba sequentur.
    Uno spaccato del Rinascimento che è gradito rinfrescare, da cui trarre l’insegnamento che le rivalità tra le città sono state e potranno essere l’orgoglio e la grandezza dell’Italia, con buona pace del governante di turno.
    Le note poi hanno arricchito l’opera costringendomi a volte a far riaffiorare andati ricordi e comunque spronandomi ad approfondire.
    Attendiamo ora un sequel con la vita di Aura nell’Appennino Tosco-Emiliano e, magari, con il prof. Green, non pago d’amor, guerriero nell’ateneo in cui dolo per caso è entrato

    1. Complimenti graditissimi. Per sottolineare che nessuno sfugge all’invidia, vero motore del mondo, in pendant a quella “costruttiva” di papa Sisto IV leggiamo anche di quella di Matelda, la contadina che nel romanzo ospita Aura in fuga e che muore all’Ospitale di Santa Maria di Monzone (oggi Monzuno), la quale invidia la vicina di casa che era riuscita a coprire il tetto di lastre “e così sua figlia Sabre havea trovato marito, anche se poi si scoprì che metà del tetto era di paglia di scandella e le plagne le avea rubate suo marito a Montorio», mentre lei avrebbe voluto la «casa murata de lapidibus, cupata e tassellata e con la su’ area, et pozzo, et furno et culumbaia…» … «Una guardia civile è riuscita a sposare, quella cagna … e a farsi un furno grande, ad usum coquendi».

  8. Un libro appassionate ed intrigante, per niente scontato che ti riesce a sorprendere dalla prima all’ultima pagina. Ho particolarmente apprezzato l’accurato filo conduttore che ti accompagna nella lettura e che ti svela a poco a poco le trame delle intrigate vicende narrate, senza lasciare nessun dettaglio al caso.

    Impossibile resistere alla voglia di approndire alcuni dei fatti storici narrati, dei quali prima della lettura avevo solo una conoscenza sommaria.

    Ho trovato particolatmente affascinate la parte relativa al viaggio di Aura attraverso l’Appennino, luoghi a me cari. Leggere i loro nomi antichi, riconoscere certe caratteristiche che conservano ancora oggi, e vederli descritti con le loro antiche funzioni (ad esempio l’Ospitalazzo a Roncastaldo che era anticamente un ospedale), è stato emozionante e coinvolgente.

    Cosiglio davvero la lettura a tutti.

    1. Sono lieto che sia piaciuto, specie il viaggio di Aura attraverso l’Appennino. L’accenno si riferisce alla fuga della protagonista da Firenze per tornare a Urbino. Aura vuole evitare la strada che passa da Arezzo (costruita dal console Caio Flaminio: Tito Livio, Storia di Roma) perchè sa che è un percorso controllato dai Medici; pertanto punta su Bologna per poi proseguire lungo la costa adriatica e si aggrega ad una carovana, con tutte le vicissitudini che ne deriveranno.
      Ho quindi approfondito i percorsi dell’epoca, nati in tempi antichissimi quando i Galli Mugelli, Liguri e Apuani combattevano Roma e su transiti già noti agli Etruschi. La via Emilia fu costruita dal console Marco Emilio Lepido proprio per spezzare i collegamenti Tirreno-Adriatico, costruendo accampamenti ogni 30-35 km circa (percorso pari ad un giorno di cammino per i legionari a pieno carico) che poi divennero le città: da Piacenza (Placentia) a Rimini (Ariminium) per poi proseguire lungo tutta la costa.
      La strada di Caio Flaminio passava da Fiesole (Faesulae) seguiva il crinale che divide il fondovalle Setta da quello del fiume Savena, toccava il passo della Futa e scendeva con varie diramazioni verso l’Adriatico.
      E’ affascinante approfondire quei percorsi perchè dai nomi dei luoghi si ritorna al passato: per tutti, Roncastaldo, frazione di Loiano, che significa ronco del gastaldo, cioè terreno di proprietà demaniale gestita da un delegato e pronto per la messa a coltura (dal verbo latino medievale runcare, cioè dissodare terreni incolti). Scaricalasino è Monghidoro (da Mons Gothorum, insediamento dei Goti). All’Ospitalazzo, nei pressi di dove ora c’è l’omonimo maneggio, sorgeva un ricovero per i malati e per i viandanti. Intorno a Monterenzio si sono reperti archeologici di ogni tipo…
      La piana degli Ossi citata nel romanzo è qualche chilometro prima del passo della Futa venendo da sud passando da monte Bastione. Il nome evoca chiaramente un luogo di sepoltura o di sacrifici. Sono state trovate una cava di pietra abbandonata e varie fornaci (almeno sei).
      Chi intenda approfondire apprenderà anche della teoria sulla strada militare Flaminia, poichè dalle faggete emergono tratti di strada basolata o comunque lastricata, forse riferibile anche a percorsi medievali.

  9. Bologna 11 gennaio 2021
    Mi accingevo a scrivere anch’ io un commento,recensione per me è una parola grossa,sul lavoro
    di Cesare Albini quando ho letto gli scritti di altri lettori che praticamente hanno anticipato
    cio’ che volevo esprimere.Ad ogni buon conto sottolineo la capacita’ dell autore di somministrare
    i vari ingredienti:storia,intreccio amoroso,giallo e se posso aggiungere cinema,si perchè uno dei
    meriti del narratore è il rendere quasi visivamente cio’di cui racconta ed ogni periodo diventa
    una scena di un film che si snoda lungo il cammino narrativo. Avendo detto l’Albini che nel seguito
    diminuira’ il carico delle note, non ho alcuna critica da sollevare ma solo consigliarne la lettura
    ed attendere il prossimo capitolo. Complimeti. ALBERTO RIVIELLO

    1. Grazie per il commento. Mancando precisi riferimenti su alcuno dei fatti narrati o inventati, non posso aggiungere altro. Il sequel (forse “Aura da Montefeltro”) è in itinere…

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